avvicinamento
Come arrivare
DA NORD
prenderel'autostrada Modena-Brennero e uscire al casello Ala - Avio. Da quiimboccare la strada provinciale 11 della Val d'Adige.
Seguire quindi leindicazioni per Rivalta dove si trova la sede municipale. Il Comune diBrentino Belluno si snoda in quattro frazioni che si affaccianosull'asse del fiume Adige.
DA SUD
prendere l'autostrada Modena-Brennero e uscire al casello di Affi.Imboccare la strada provinciale 11 della Val d'Adige in direzione Nord.
Seguire quindi le indicazioni per Rivalta dove si trova la sedemunicipale. Il Comune di Brentino Belluno si snoda in quattro frazioniche si affacciano sull'asse del fiume Adige.
descrizione
Nel giorno per eccellenza dedicato alla Madonna ho deciso di dirigere i miei passi, solinghi purtroppo come d'abitudine, verso un Santuario ad essa dedicato e che ha sicuramente un'aura di magia per la sua collocazione, abbarbicato alla roccia del Baldo affacciantesi sulla Val d'Adige. Parto quindi dal paesino di Brentino, a q. 220 m s.l.m., subito davanti la chiesa di cui però non ho trovato la denominazione. Mi dirigo in leggera salita verso la parte opposta del paese, tralasciando la scalinata che conduce direttamente alle pendici del M.Cimo ed al paese di Spiazzi, non prima di raggiungere come sua meta principale il suddetto Santuario. Continuo procedendo in leggera discesa, oltrepassando il ponte sul Rio Bissole e cercando di scoprire tra le non molte segnalazioni la via per imboccare il sentiero 74 (674), direzione Ferrara. Dopo un primo tratto che incrocia anche l'asfalto ci si addentra nel bosco, a volte con poche e vecchie segnalazioni. Si arriva dopo circa un'ora e mezzo (attenzione a non imboccare la deviazione a dx. per il Capitel de l'Orsa) alla Malga de l'Orsa, semiabbandonata e recintata. Si prosegue dapprima sui prati soprastanti e poi sulle balze rocciose che gradatamente ci innalzano fino al paese di Ferrara del Monte Baldo, a q.856, alle falde del M.Castelcucco, un altro pezzo del massiccio calcareo del Baldo.
Brentino, qualche cenno storico
Nella storia il territorio comunale fu abitato da popolazioni preromane e in epoca romana fu attraversato nella sua lunghezza dalla via imperiale Claudia Augusta che seguiva a grandi linee il tracciato della odierna autostrada del Brennero.
Nella storia il territorio comunale fu abitato da popolazioni preromane e in epoca romana fu attraversato nella sua lunghezza dalla via imperiale Claudia Augusta che seguiva a grandi linee il tracciato della odierna autostrada del Brennero.
Come traccia di tale arteria sono rimasti i ruderi di un insediamento in località Servasa di Brentino e numerosi reperti archeologici distribuiti tra i musei di Verona e quelli di Rovereto, nel vicino Trentino. In epoca scaligera e veneziana servì da difesa e da controllo del traffico commerciale sul fiume Adige il Castello della Corvara, del quale rimangono le strutture murarie e una ricca documentazione.
Come traccia di tale arteria sono rimasti i ruderi di un insediamento in località Servasa di Brentino e numerosi reperti archeologici distribuiti tra i musei di Verona e quelli di Rovereto, nel vicino Trentino.
Nel periodo barbarico le orde degli invasori che scendevano dal Nord misero più volte a ferro e fuoco i piccoli borghi che si animavano nel fondovalle e per difendersi dalle loro scorrerie gli abitanti si rifugiavano sulle alture sopra Preabocco nel cosiddetto Castel Presina.
In epoca scaligera e veneziana servì da difesa e da controllo del traffico commerciale sul fiume Adige il Castello della Corvara, del quale rimangono le strutture murarie e una ricca documentazione.
Ferrara del Baldo
L'origine di Ferrara di Monte Baldo risale secondo gli storici a parecchi millenni prima di Cristo.
Si presume che la prima forma di insediamenti abitativi stabili si sia verificata al momento del passaggio fra la condizione nomade propria dei cacciatori quella di aggregazione sociale tipica di chi dedica all'allevamento del bestiame e all'agricoltura. Il nome deriva da giacimenti di ferro che i Romani sfruttavano nella valle facendovi lavorare gli schiavi. Nel VI secolo il territorio del Baldo passò sotto il dominio Longobardo e nel secolo successivo dei Franchi. Nel 1193 divenne comune con sede in Saugolo, poi in Campedello e quindi dove si trova attualmente. La valle di Ferrara fu testimone di fatti d'arme sia durante le campagne di Napoleone in Italia, sia nel corso del risorgimento. Il suo territorio, infatti, proprio per la sua individualità territoriale, strategica ed amministrativa, fu incluso direttamente nella "fattoria scaligera", cioè fra i territori amministrati direttamente dagli Scaligeri (Signoria di Verona). Il tentativo di autonomia dall'autorità cittadina messa in atto dagli abitanti di Ferrara nel 1442 è particolarmente significativo; esso rileva una spiccata personalità, una volontà di libertà della popolazione. Tale atteggiamento, che resterà tipico di Ferrara nei secoli, può avere origine nell'abitudine alla libertà che queste zone dovettero sempre dare.
Sul Monte Baldo fu combattuta anche la prima guerra d'indipendenza fra Piemontesi e Austriaci. Il confine tra l'Italia e l'Austria correva, fino al 1915 appena oltre il paese. A Novezza si possono tutt'ora vedere quelle che furono le trincee della prima guerra mondiale.
I boschi e le grotte di Ferrara diedero ricovero e rifugio ai Partigiani della Brigata Avesani, nel corso della Guerra di Liberazione.
L'ultimo risvolto della fuga dei tedeschi dall'Italia ci fu nel corso del 2008, quando un violento temporale scaricò un fulmine che a sua volta fece scoppiare la dinamite con cui i nazisti in fuga avevano minato un ponte sulla Strada Graziani, appena fuori del territorio comunale di Ferrara. Lo scoppio provocò una voragine larga circa venti metri e profonda 10. La strada, di competenza della provincia di Trento, fu rapidamente ripristinata.
Il Santuario della Madonna della Corona, alcuni cenni storici
Il Santuario della Corona è luogo di silenzio e di meditazione, sospeso tra cielo e terra, celato nel cuore delle rocce del Baldo. Documenti medievali attestano che già intorno all’anno Mille nell’area del Baldo vivevano degli eremiti legati all’Abbazia di San Zeno in Verona e che almeno dalla seconda metà del 1200 esistevano un monastero ed una cappella dedicata a S. Maria di Montebaldo accessibili attraverso uno stretto e pericoloso sentiero nella roccia. Una pia tradizione collocava la nascita del Santuario della Madonna della Corona nel 1522, anno in cui la scultura qui venerata sarebbe stata miracolosamente traslata per intervento angelico dall’isola di Rodi, invasa dall’armata mussulmana di Solimano II, ma la datazione viene smentita dall’esistenza, nei recessi dell’attuale Santuario, di un dipinto di una Madonna con bambino, di fattura trecentesca, che costituì la prima immagine venerata nell’originaria chiesetta, che da essa prese nome. Tra il 1434 ed il 1437 S. Maria di Montebaldo, passò in proprietà ai Cavalieri di San Giovanni, o del Santo Sepolcro, presenti a Verona dal 1362 come commenda di San Vitale e Sepolcro, che conservarono la proprietà del Santuario fino allo scioglimento con provvedimento napoleonico nel 1806. A questo periodo sembra risalire il gruppo in pietra della Pietà poi venerata come Madonna della Corona. Alta 70 centimetri, larga 56 e profonda 25, la statua è in pietra locale dipinta. La statua poggia su un piedistallo recante la scritta “HOC OPUS FEClT FIERI LODOVICUS D CASTROBARCO D 1432″, tradizionalmente considerata come prova che la statua venne fatta realizzare e donata alla Corona nel 1432 da Lodovico Castelbarco, proveniente da una nobile famiglia roveretana. Nei quattro secoli di gestione, la Commenda trasformò radicalmente la Madonna della Corona, facendola diventare un autentico Santuario capiente ed accessibile grazie alla sistemazione del ponte in legno di accesso a valle (1458) e alla costruzione sopra la preesistente di una nuova chiesa, di circa 18 metri per 7 (1490- 1521). Nel corso del Cinquecento vennero realizzate le due scale di accesso tuttora visibili: la più ampia, di 556 gradini, che dalla fonte di Spiazzi, poi denominata “Fonte dell’Indipendenza”, scendeva al ponte del tiglio, e quella più stretta, di 234 gradini, ricavata nella roccia lungo l’originario strettissimo percorso che conduceva dal ponte alla chiesa.
Nel 1625, iniziò la costruzione di una nuova e più ampia chiesa 4 metri sopra la precedente che rimase inglobata sotto il nuovo presbiterio. I lavori si protrassero per alcuni decenni, giungendo al tetto nel 1664 e concludendosi definitivamente nel 1685.
Nel frattempo vennero risistemate le vie d’accesso grazie al contributo del commendatore Tancredi venne costruito in una cavità del monte un ospizio per le necessità di alloggio dei pellegrini sempre più numerosi. L’assetto complessivo dell’intera area del Santuario è documentato in due preziosi inventari, del 1724 e del 1744, ed è perfettamente visibile in una bellissima incisione eseguita nel 1750 da Giovanni Antonio Urbani su incarico del rettore don Giancarlo Balbi.
Sul finire del secolo XIX, su progetti dell’arch. Giuseppe Magagnotti di Verona e dell’ing. Emilio Paor di Trento, la chiesa fu ampliata e dotata di una nuova facciata in stile gotico, ornata di marmi; la conclusione dei lavori fu solennizzata il 17 settembre 1899 con la cerimonia d’incoronazione della statua dell’Addolorata.
Negli anni successivi facciata e chiesa furono impreziosite da statue dello scultore Ugo Zannoni, nel 1921-1922 fu rifatto il campanile con guglia svettante e nel 1922, in occasione del quarto centenario della comparsa della statua dell’Addolorata, venne migliorata la strada e aperta, su disegno dell’ing. Federici, la galleria d’accesso al Santuario, agevolando così il percorso ai pellegrini.
Dopo l’ultimo conflitto mondiale, dal 1946 al 1949, il rettore don Sandrini fece eseguire, su progetto dell’arch. Banterle, un ampliamento della chiesa nella parte del presbiterio.
La basilica attualeNel 1974 venne affidato all’architetto Guido Tisato l’incarico di redigere un progetto di un intervento globale che prevedesse l’abbattimento della Chiesa esistente, la conservazione delle parti più valide e significative e la costruzione di una struttura più ampia. Demolizione e ricostruzione del Santuario vennero effettuati dal 1975 al 1978 ed il 4 giugno 1978 il Vescovo Giuseppe Carraro poté procedere alla dedicazione del nuovo Santuario e del nuovo altare. Nel 1982 al Santuario venne attribuito il titolo “basilica minore”. Il 17 aprile 1988 Papa Giovanni Paolo II visita il e prega la Madonna della Corona.