avvicinamento
Lex. 202 Tn-Lagolo o navette stagionali da Trento via Sardagna F. C.Fondo
descrizione
Dal Centro Fondo Viote (Capanna Viote), dove fa capolinea l'autobus proveniente da Trento, si scende e poi risale il prato prospiciente il ristorante, arrivando in breve prima alla Terrazza delle Stelle e poi alla Torbiera(128). Il sentiero la costeggia fino ad inserirsi nel fitto bosco e sbucare poco sopra all’inizio vero e proprio dell’itinerario, contrassegnato da una tabella esplicativa. Tralasciando la direzione seguita dal sentiero 607 che attraversa i pascoli di Malga Fragari(91), ogni estate teatro deambulante di equini e bovini in placida unione, prendiamo la strada bianca che ci porta, in circa mezz'ora o poco più, alla Bocca di Vaiona (1700 m. - 35'). Lungo la strada si costeggiano i lavori archeologici sul castelletto madruzziano e si arriva presto alla selletta che immette quasi in un altro mondo, prativo e spesso popolato dagli movini al pascolo. Dalla Bocca di Vaiona seguiamo il cartello che, dal prato, ci manda verso sx. ed il sentiero 618, che seguiremo fino ad incrociare, in poco più di 15' il sentiero 607. Seguiamo questo verso dx. in salita fino alla base del M.Cornetto a quota 2100 m. in circa 1 ora di cammino. Da qui continuiamo a salire fino alla cima vera e propria che con i suoi 2180 m. è la più alta di quelle toccate in questo libro. Girando intorno al monte si possono vedere (attenzione perché la via non è sempre chiarissima e perfettamente percorribile) i resti del fortino e dei trinceramenti risalenti al primo conflitto mondiale. Il panorama vale davvero la fatica. Oltre alla sottostante Conca delle Viote, la Rosta, il Palon e le altre due cime che ci aspettano nell’odierna fatica, lo sguardo spazia fino allo Stivo e oltre, sempre che dalla sottostante Valle dei Laghi non salga una fitta e incostante nebbiolina (soprattutto il pomeriggio) che magari preclude la vista ma da al tutto un fascino particolare. Ridiscesi con cautela ci avviamo dunque per la seconda asperità della giornata, facendo attenzione ad un canalino roccioso che è comunque evitabile. La discesa, seppure breve. Nel XVII sec. fra gli anfratti del Cornetto si favoleggiava la presenza di una miniera d'oro e non pochi furono coloro che vennero, senza successo, a cercare di placare la loro personale febbre. Prima di affrontare il tratto che ci porta al Doss punto di ristoro obbligato è la Fontana delle Roggiole o sorgente del Monte Cornetto, notissima tra i fruitori degli spazi del Bondone. Restaurata nel 2003 ad opera della Sezione SAT di Sardagna, è circondata da una staccionata e rafforzata a terra da una soletta di cemento, per ovviare alla forte pressione esercitata dal manto nevoso negli ultimi anni che l’aveva quasi divelta. Sulla cresta, al bivio seguiamo il sentiero 638A verso il Doss, segnato EEA che porta con due serie di facili (anche se non sottovalutabili) tratti attrezzati con cordino, sul prato in sommità. Per arrivare alla croce (2133 m. panorama verso la Val d’Adige) ancora pochi minuti tra i mughi. Il suono della campanella è benaugurante per il prosieguo dell’escursione. Per scendere due sono le vie: il ritorno, con molta circospezione, per la via d’andata oppure il breve tratto ferrato dalla parte opposta, comunque consigliato solo a chi ha le attrezzature necessarie. Evitare (è comunque chiusa da qualche anno est. 2016) la famosa ferrata Giulio Segata, un camino verticale che, seppur breve, ha dato più di un grattacapo anche ai ferratisti più esperti. Dai piedi del Doss, la selletta dove abbiamo iniziato l'ascesa, ci incamminiamo sempre sul sentiero 636 passando proprio sotto alle ripide e umide pareti e poi, incrociando il sentiero “del Coraza”, che percorriamo in altro itinerario, scendiamo e risaliamo quasi in cresta verso la cima Verde (2100 m.), ultima asperità della giornata, chiamata così per il prato che la ricopre fino alla cima, in contrasto con gli speroni rocciosi delle sue due consorelle. Guardandola dalla Valle dell'Adige, però, la Verde è tale solo di nome. Proseguendo per il 636 in discesa attraversiamo la riserva Naturale delle Tre Cime(129), area protetta, per uno scosceso sentiero in mezzo al bosco, sempre con forte presenza d'umidità che rende scivoloso il fondo boschivo e, giungendo ai piedi di questo (piccola radura alla fine del bosco) abbiamo due opzioni: possiamo andare diritti passando tra alcuni pini, e da qui raggiungere con un breve saliscendi per i bei prati della Val del Merlo (costeggiare lo steccato) la Malga Fragari prima, tornando sul s. 607 e poi, ripetendo un breve tratto del sentiero iniziale, il Centro Fondo Viotte. Si può, in alternativa, girare a dx. seguendo il s. 636 dove arriveremo nella zona detta dei “Fogolari”, dove è facile nei giorni di festa incontrare gli stakanovisti della braciolata, festoso e ormai conosciutissimo rito pagano tipicamente estivo. Da qui, sbucati sulla Sp. 25 giriamo a sx. ed in breve ci ritroveremo al punto di partenza, stanchi ma appagati negli occhi e nell'animo.