avvicinamento
Il sentiero della Lopata si sviluppa nel territorio di Pers, piccola frazione di Lusevera ormai disabitata.
Partendo da Tarcento, risaliamo la SS 646 seguendo le indicazioni stradali "Lusevera- Alta val Torre". Giungiamo inizialmente a Vedronza e successivamente a Pradielis. Una volta arrivati qui, svoltiamo sinistra alla prima strada che troviamo. La percorriamo arrivando prima a Cesariis e poi alla già citata frazione di Pers.
Il sentiero non presenta alcuna difficoltà ad eccezione della modesta pendenza. Si sviluppa, essenzialmente, lungo la pista forestale che risale agli anni '60, epoca in cui la zona fu interessata da un intervento di rimboschimento . Da segnalare la possibilità, nonostante la buona manutenzione del sentiero, di trovare alberi e rami divelti sul nostro cammino, a causa dei cambiamenti climatici che provocano venti spesso molto forti. Se doveste verificare questo o altri tipi di problemi che intralciano il cammino siete vivamente pregati di inviare una segnalazione. Sarà poi nostra cura procedere alla sistemazione. E' consigliato anche se non proprio necessario, utilizzare un abbigliamento da trekking. Il percorso ha una lunghezza complessiva di circa 4,50 km.
descrizione
L’escursione che proponiamo è segnalata dalla lettera D e parte piazzola situata poco prima delle ultime case di Pers dove è possibile parcheggiare il nostro mezzo. Saliamo lungo l’ultimo tratto della strada comunale e dopo un centinaio di metri troviamo i resti della vecchia fontana di “Zablek” costruita nel 1947 esclusivamente dal volontariato locale. Questa fontana portò l’acqua, per la prima volta, direttamente nel paese dalla sorgente Rasuoraz. Da questo punto continuiamo la salita a destra seguendo lo sviluppo della carrareccia. Abbandoniamo l’ultima casa di Pers e dopo poche decine di metri, arriviamo ad uno slargo dal quale inizia anche il sentiero che conduce verso Sella Foredor. Ignoriamo queste indicazioni proseguendo invece verso destra e ci ritroviamo, quasi subito, a camminare parallelamente al paramassi costruito nei primi anni successivi al terremoto. Si tratta di un’opera che era ritenuta indispensabile dai tecnici per poter rilasciare l’abitabilità alle case sottostanti ma che, in realtà, è sempre sembrata la “classica cattedrale nel deserto”. Proseguiamo per circa 200 metri (0,56 km – 590), per poi salire alla nostra sinistra per un altro centinaio di metri dove la pendenza è abbastanza accentuata. Raggiungiamo la mulattiera (0,62 km – 643) che imbocchiamo verso sinistra. Questa mulattiera venne realizzata negli anni sessanta per consentire l’accesso ai prati che furono oggetto di una grande opera di rimboschimento di conifere. La pista si sviluppa in costante salita per quasi 2 km, anche se troviamo talvolta brevi tratti quasi in falsopiano. Questa escursione è consigliata soprattutto nel periodo estivo poiché si rimane quasi costantemente all'ombra degli abeti che mitigano la calura esterna dandoci nel contempo la possibilità di respirare un’aria salubre e disintossicante. Non è inusuale avvistare qualche capriolo o almeno percepire il suo tipico abbaiare con il quale avverte i suoi simili della nostra presenza, ma non è da escludere anche l’avvistamento di cervi e camosci. Ad un certo punto (0,930 km - 696) raggiungiamo il bivio con il sentiero A che interseca la pista giungendo da B.go Sgarban. In corrispondenza dell'incrocio possiamo notare la presenza di un grosso mucchio di pietre, elementi tra l’altro presenti anche in altri tratti dell’itinerario. Rappresentano il risultato del duro lavoro degli abitanti di Pers che, tantissimi anni addietro, dissodarono il terreno per destinarlo alla fienagione. Solitamente questi mucchi di sassi venivano posizionati lungo i confini delle diverse proprietà ma con il tempo in diversi punti queste pietre hanno invaso anche la sede della mulattiera. Prima dell'opera di rimboschimento tutti questi terreni, che erano quasi completamente privi di vegetazione, venivano utilizzati soprattutto per la fienagione e solo parzialmente per il pascolo del bestiame. I terreni più adiacenti all'abitato, situati appena sopra il paramassi, erano destinati ai campi dove si coltivavano patate, granoturco ed altri prodotti agricoli. Tutto questo fu possibile solo grazie ad imponenti terrazzamenti, ancora ben visibili, che i nostri avi furono costretti a costruire per poter “rubare” terreno coltivabile alla montagna. La mulattiera procede successivamente a "zig-zag" lungo le pendici della montagna. In corrispondenza di 1,68 km (820), attraversiamo un piccolo canalone per ritornare immediatamente nella pineta sulla parte opposta. Cammin facendo ci imbattiamo in una grossa pianta divelta che, intravista da una certa distanza, sembra quasi sbarrarci la strada. Noi però la ignoriamo visto che saliamo un attimo prima proseguendo a sinistra. Durante l’escursione siamo solitamente accompagnati dal canto di fringuelli, del cuculo e dei numerosissimi merli. Negli ultimi anni, inoltre, è sempre più usuale sentire anche il tubare di molti colombi selvatici che hanno invaso la zona oppure il ritmico tambureggiare del picchio. Proseguiamo ancora un po' per raggiungere il primo punto panoramico (1,87 km – 906) alla nostra sinistra seguito da un secondo dopo altri 100 mt. Queste zone prive di vegetazione sono dovute al fatto che alcuni proprietari, in passato, decisero di non concedere i loro terreni all'Ente Pubblico che stava provvedendo al rimboschimento. Dopo oltre sessant'anni le piante non sono ancora particolarmente sviluppate come lo sarebbero diventate in altre zone della Regione, forse perché il clima ed il terreno non sono particolarmente adatti a questa tipologia di iniziativa. Proseguiamo il cammino per altri 200 metri circa (2,10 km – 904) e troviamo il terzo ed ultimo punto panoramico da dove possiamo godere di un bellissimo panorama su gran parte della pianura friulana mentre, nelle giornate abbastanza limpide, può arrivare a vedersi anche la laguna friulana. Appena più avanti attraversiamo l’ennesimo canalone che ci conduce, verso destra e passando sotto un arco "naturale" costituito da grosse piante cadute con il vento, all'ennesima abetaia. Da questo punto rimangono meno di 200 metri per poter raggiungere il punto più elevato della mulattiera (2,48 km – 958) e dell’escursione stessa. Ci ritroviamo su di un bel pianoro dal quale possiamo nuovamente godere di un bellissimo panorama sulla pianura friulana ed in primo piano sui monti dove sorgono i paesi di Flaipano e Stella. Non bisogna assolutamente sporgersi troppo perché, appena sotto di noi, sono presenti degli strapiombi non indifferenti. Volendo si potrebbe percorrere ancora un breve tratto della mulattiera ma quasi subito le tracce si perdono e poichè, ci sono anche parecchie piante sradicate è molto difficile la prosecuzione. Possiamo notare la presenza di tracce che ci invoglierebbero a seguirle ma altro non sono che segni lasciati dalla selvaggina, evidentemente abbastanza numerosa in questa zona. Su questo pianoro possiamo goderci una meritata sosta e poi non ci resta che percorrere, stavolta a ritroso, lo stesso itinerario dell’andata.