avvicinamento
Partendo da Tarcento bisogna seguire le indicazioni per Lusevera - Alta Val Torre. Si superano gli abitati di Ciseriis e Vedronza per giungere a Pradielis. Dalla piazza di Pradielis percorriamo la SS 646, verso Musi, fino al primo ponte sul Torrente Torre dove c'è la presa per la centralina elettrica di Vedronza. Qualche centinaio di mt. più avanti, dopo un tornante a sinistra attraversiamo in rapida successione altri 2 ponti, uno sul Rio Tapotcasone e l’altro sul Rio Tasacasone che scendono dal M.te Malivarch e subito dopo aver attraversato il secondo troviamo una piccola rientranza, alla destra della carreggiata, dove è possibile parcheggiare.
L'escurisone puo' essere fatta dalla tarda primavera alle prime nevi poichè quasi tutto l'itinerario si sviluppa all'ombra e nel periodo invernale il sole fà capolino per pochissimo tempo per cui è possibile trovare tratti innevati fino al disgelo.
descrizione
Da qui prende l’avvio la nostra escursione a piedi. Muoviamo i primi passi lungo un tratto di pista forestale utilizzata anche per attività boschive, in moderata salita che termina su di un breve falsopiano (0,2 km - 462 mt.). Ai lati della pista sono visibili i muretti in pietra costruiti a protezione del manufatto.
Proseguendo per altri 60 mt. arriviamo al letto arido di un primo rigagnolo il cui attraversamento richiede un po’ di prudenza poiché il fondo della mulattiera è un po’ sdrucciolevole.
Da questo punto continuiamo in falsopiano fino al greto del successivo corso d’acqua, nell’attraversare il quale passiamo a sinistra di un grosso masso (0,4 km - 478 mt.). Oltre il rigagnolo inizia una breve salita e possiamo osservare il primo tratto di mulattiera ricavato nella roccia.
La vegetazione della zona che stiamo attraversando non è rigogliosa come in altre parti della vallata ed è composta in prevalenza da carpini, salvo qualche sporadica presenza di frassini, di ginepri e di pini mughi. Nel mese di maggio solo il maggiociondolo in fiore riesce a ravvivare l’ambiente con il suo caratteristico colore giallo brillante.
Poco più avanti troviamo una galleria artificiale lunga circa 4/5 metri, larga 1,5 ed alta 1,8 metri.
Proseguiamo lungo la mulattiera la cui sezione varia spesso a causa delle frane e degli smottamenti che si sono verificati nel passato.
Il gorgheggiare dell’acqua del Torrente Torre, che scende a valle nella sua caratteristica forra, ci accompagna continuamente durante la nostra escursione. In alto a sinistra spicca la cima del M.te Ieduza (1382 mt.) ultima propaggine della catena del M.te Postoncicco.
Sovente il cielo soprastante è solcato dal silenzioso volo dei falchi o delle poiane che frequentano questa zona ricca di prede.
Poco più avanti è visibile, a sinistra in fondo, la briglia costruita per salvaguardare la SS 646 dalla caduta di massi ed a poca distanza incontriamo l’ennesimo sistema franoso all’altezza della galleria artificiale in cemento, costruita dopo il sisma del ’76 sulla strada statale, che è visibile sempre a sinistra.
Poco oltre la mulattiera è sostenuta da un muro costruito con grossi massi a secco. Raggiungiamo uno slargo dove è stato posizionato un primo traliccio dell’Enel e da qui proseguiamo nuovamente in falsopiano.
Lungo questo tratto scorgiamo una seconda galleria artificiale di dimensioni ridotte rispetto alla precedente. La mulattiera prosegue in mezzo ad una vegetazione scarsamente sviluppata, e su questi prati aridi nemmeno il nocciolo riesce a svilupparsi con facilità come altrove.
Raggiunto un secondo traliccio dell’Enel (0,9 km) proseguiamo nuovamente in piano fino a raggiungere il sistema franoso più consistente di tutta la zona, dove troviamo grosse pietre che ostruiscono parzialmente il nostro passaggio.
Riprendiamo poi a salire (1,3 km - 576 mt.) lungo la mulattiera la cui sezione però si restringe e dopo un solo centinaio di mt. pieghiamo a destra (1,4 km - 606 mt.). Se proseguiamo invece a sinistra per pochi mt., raggiungiamo un “belvedere” che ci offre un’ampia veduta sulla zona sottostante.
Di fronte a noi svetta la cima del M.te Sorochiplas con i suoi 1060 mt..
Dopo poche decine di mt. attraversiamo un pianoro che termina nei pressi del terzo e ultimo traliccio dell’Enel (1,9 km - 608 mt.), in località Olouie. In questa località, che in passato costituiva un importante bivio di sentieri e luogo di sosta delle popolazioni locali, sono state collocate 5 croci che ricordano alcuni incidenti mortali avvenuti lungo questa antica via di comunicazione dal 1853 al 1912.
La flora del sottobosco lungo tutta la mulattiera è abbastanza ricca e variegata; in maggio si possono ammirare estese fioriture di mughetti che a fine estate vengono sostituiti dai profumati ciclamini.
Da località Olouie imbocchiamo, a destra, una pista forestale che sale in moderata salita fino ad un primo tratto cementato (2,3 km - 648 mt.). Attraversiamo successivamente una piccola abetaia al termine della quale il tratto cementato lascia posto ad un fondo in ciottolato.
A sinistra si staglia l’imponente sagoma rocciosa del M.te Musi alle cui pendici sono situati i piccoli borghi di Musi.
Un’attenta osservazione ci permette di scorgere il Rifugio Brollo sopra uno degli innumerevoli speroni che ne caratterizzano la catena. La pista alterna tratti più ripidi a tratti quasi in falsopiano.
La zona che attraversiamo è coperta dalle estese faggete che caratterizzano il versante nord del Gran Monte ed è molto frequentata da cinghiali, caprioli e volpi; qualche anno addietro è stato avvistato anche un piccolo orso. Non mancano i piccoli consueti ospiti del bosco quali ghiri e scoiattoli che è facile veder saltellare da un ramo all’altro degli alberi.
Dopo qualche decina di mt. termina anche quel tratto cementato (2,9 km - 740 mt.) e sotto il ciglio della pista stessa notiamo altri ruderi di casere. Da qui continuiamo a salire moderatamente fino ad una biforcazione (3,1 km - 770 mt.) da dove, prendendo poi a destra, raggiungiamo il nucleo di casere più consistente e la chiesetta dedicata a Sant’Agostino.
Sullo slargo antistante le vecchie costruzioni v’è pure un grosso tiglio (3,2 km - 790 mt.) diventato quasi l’emblema delle Casere Chisalizza.
Dopo aver visitato ciò che resta del Borgo Casere Chisalizza proseguiamo verso le Casere Cripizza. Percorriamo una pista forestale in modesta salita immersa in una fitta faggeta.
Dopo circa 2 km raggiungiamo la piazzola dalla quale si stacca il sentiero CAI 711 porta alla cima del Gran Monte (5,30 km) e da qui scendendo per qualche centinaio di mt. arriviamo alle Casere Cripizza (5,90 km) anch’esse un tempo meta dell’alpeggio dei valligiani di Pradielis. Delle vecchie casere ne sono state ripristinate soltanto due.
Proseguiamo lungo la pista forestale, realizzata nel 2004, per un altro km giungendo così in località Sriegnibosch (6,90 km).
Usciti dalla faggeta e raggiunta la SS 646 solo poche centinaia di metri ci separano dal Pian dei Ciclamini che raggiungiamo salendo a destra.
Per il ritorno è necessario ripercorrere a ritroso lo stesso itinerario oppure scendere lungo la SS 646. Altra alternativa potrebbe essere quella di raggiungere Musi lungo la prima parte del tragitto dell’Escursione delle Baite. Da Musi ci sono però altri 2 km. per raggiungere la partenza dell’escursione.
Avendone la possibilità sarebbe opportuno utilizzare due aiuto: una lasciarla alla partenza e una portarla in precedenza al Pian dei Ciclamini.
NOTE: La mulattiera che percorriamo nella prima parte dell’escursione, veniva utilizzata dai valligiani, prima della costruzione della SS 646, per raggiungere la Valle Musi, Uccea, la Slovenia ed i pascoli di Casere Chisalizza e Cripizza.
Molti tratti della mulattiera vennero scavati nella roccia dai nostri avi con grande fatica. Il terribile terremoto del 1976 ne distrusse una buona parte con le numerose frane che si staccarono dal M.te Tanavasagio riversandosi a fondovalle. Ora il terreno si è assestato e salvo casi molto sporadici, non si verificano più smottamenti.
La sezione dell’originaria mulattiera era molto larga come si può ancora verificare nei brevi tratti che non sono stati stravolti dalla furia incontrollata della natura.
Poichè ci sono alcuni tratti della mulattiera leggermente esposti, che richiedono una maggiore cautela nell’attraversamento, si sconsiglia l’escursione a bambini ed anziani.