avvicinamento
Da Tarcento si imbocca la strada statale n.646 che risale l’Alta Val Torre e che porta alla vicina Slovenia. Si supera Vedronza, Pradielis, Musi con le sorgenti del Torre e si prosegue fino a passo Tanamea dove, a lato dell’ex Bar "Da Nella" è possibile parcheggiare comodamente (m 851).
L'escursione inizia sulla destra della statale seguendo i segnavia bianco-rossi del sentiero CAI 711.
In passato, lungo questo itinerario, si sono verificati spiacevoli inconvenienti a più di qualche escursionista improvvisato che si è perso nel bosco; si raccomanda quindi di seguire con la massima attenzione i segnavia bianco-rossi.
Quest’escursione in presenza di neve o ghiaccio è assolutamente sconsigliata ad escursionisti non particolarmente esperti e soprattutto privi delle necessarie attrezzature (ramponi, picozza etc.). Non molti anni addietro nel solo giro di un mese ben tre escursionisti sono scivolati lungo il pendio gelato trovando la morte ed un quarto escursionista è riuscito a salvarsi soltanto perché le sue grida di aiuto sono state casualmente udite da una persona che si trovava in zona.
Tempi di percorrenza: fino al bivio circa 40 minuti. - dal bivio alla cima altri 1 ora e 20 minuti - per completare l’attraversata fino al rifugio 40 minuti e per il ritorno circa 1 ora e 20 per un totale di circa 4 ore senza soste..
descrizione
SEGNAVIA BIANCO-ROSSO CON NUMERO 711 - 711 A
Partiamo dallo spiazzo antistante l’ex Bar “Da Nella” a Passo Tanamea (mt.851) nei pressi del quale è possibile parcheggiare l’auto. Muoviamo i primi passi, verso la parte opposta al parcheggio, seguendo i segnavia bianco-rossi del sentiero CAI 711.
Alla prima biforcazione, in corrispondenza di un segnale di divieto al transito veicolare, pieghiamo a sinistra passando a fianco dei ruderi di una baracca in legno che costituiva il punto di partenza degli impianti di risalita della vecchia pista da sci.
Poco più avanti notiamo un altro segnale di divieto, questa volta al transito pedonale in presenza della pista da fondo funzionante. Alla nostra sinistra una distesa prativa ricopre il conoide detritico, sede della piccola pista di discesa, che ora viene utilizzata per lo slittino e per il bob.
Alla nostra destra notiamo il recinto delle vecchie infrastrutture militari oramai in completo stato di degrado. Dopo qualche centinaio di mt. attraversiamo un primo guado cementato sul Torrente Plotovacia (km. 0,50), solitamente privo d’acqua, e da qui inizia il primo tratto in salita che si sviluppa su un’ampia pista forestale.
Oltrepassata una trasversale della pista da fondo, saliamo diritti lasciando alla nostra destra un grosso ciliegio e poco più avanti passiamo accanto ai ruderi di una casera davanti alla quale fa bella mostra di se un grosso noce. Nelle vicinanze notiamo pure un piccolo lavatoio inutilizzato da decenni.
Più avanti attraversiamo un secondo guado, molto più profondo, costruito con grossi massi cementati fra loro, ed al termine dello stesso abbandoniamo la pista forestale, che prosegue in discesa, per imboccare il sentiero che ci condurrà al Rifugio Alpino Monteaperta (km. 0,80).
Già dal primo tratto di sentiero la pendenza risulta molto accentuata, e la sezione dello stesso si restringe leggermente rimanendo però sufficientemente larga. Durante la salita le svolte via via sempre più strette ci permettono di guadagnare quota in poco tempo. Il tratto che percorriamo si sviluppa all’interno di una faggeta con grossi alberi secolari.
La vegetazione del sottobosco non è molto sviluppata poichè la zona è piuttosto arida e manca una buona esposizione al sole. Dopo circa 45 minuti di cammino, ad una biforcazione che si trova prima del M.te Brinuie, proseguiamo a destra verso Sella Kriz e la vetta del Gran Monte (km. 1,40 – 1.025 mt.).
Chi non vuole salire alla Sella Kriz puo’ girare a sinistra percorrendo un tratto quasi in falsopiano di 700 mt. per poi affrontare la salita di circa km. 1,60 che termina nei pressi del rifugio.
Proseguiamo diritti all’interno di una fitta faggeta dove ci sono parecchi massi anche di grosse dimensioni e per procedere spesso bisogna saltare sui sassi sporgenti. Cosa più unica che rara vicino alla segnaletica CAI troviamo anche dei piccoli catarifrangenti.
I faggi sono facilmente riconoscibili per il tronco generalmente liscio ed il colore grigiastro; la loro foglia ovata e lucida assume un bel colore ocra in autunno ed il frutto, chiamato faggiola, è molto appetito da scoiattoli e ghiri e topi. Durante la primavera ed una buona parte dell’estate del 2021 tutta la zona ed anche gran parte della Valle Musi è stata invasa da migliaia di topi. A quota 1352 mt. passiamo a fianco dei ruderi degli Stalli Cuntia.
In questi boschi la selvaggina è piuttosto numerosa e l’incontro sfuggente con dei caprioli o dei cervi è un evento abbastanza frequente. E’ quasi impossibile portare a termine l’escursione senza percepire il verso tipico del capriolo (simile quasi all’abbaiare di un cane) in mezzo al silenzio che pervade questi boschi incontaminati e sperduti.
Dopo circa un’altra ora e venti di cammino raggiungiamo la cresta del monte (km 3,20 - 1529 mt.) dove si apre una splendida visuale su una buona parte della pianura friulana con in primo piano tutte le frazioni del Comune di Taipana.
Qui giunti facciamo una deviazione verso destra percorrendo circa 300 mt. in quota per raggiungere Sella Criz dove troviamo una croce di notevoli dimensioni (libro di vetta, piccole lapidi di vari ricordi) (km. 3,50 – 1.540 mt.). In questo punto termina anche la mulattiera che sale da Monteaperta che è praticamente la continuazione del sentiero CAI 711 che abbiamo fin qui percorso.
Sulla nostra destra è possibile salire al M.te Briniza (1.613 mt.) e poi raggiungere il M.te Testa Grande camminando in cresta su un sentiero non molto ben segnalato. Naturalmente anche da questo punto la visuale è ottima.
Ritorniamo indietro di circa 300 mt. per proseguire poi dalla parte opposta su una pista abbastanza larga e con scarsa pendenza. Ai lati del sentiero e soprattutto nella conca che ospita il rifugio, nonostante la quota modesta, fiorisce anche il rododendro nano. Nel mese di luglio non manca di certo la fioritura del giglio martagone che con i suoi bellissimi colori ravviva l’erba dei prati.
Dopo una serie di tornantini in leggera salita ci affacciamo sulla conca che ospita l’ex Ospedale Militare ( km. 4,30) e da qui in poi la pista è tutta in discesa. Proseguendo diritti, anziché scendere, possiamo raggiungere la P.ta Lausciovizza (mt. 1620) e continuare poi verso la Punta di Montemaggiore ( mt. 1613) che si può raggiungere anche partendo dal rifugio salendo lungo un sentiero, non molto ben segnalato, che inizia sulla sinistra del fabbricato.
Qui molto spesso è possibile vedere o quantomeno udire anche il fischio della marmotta che segnala la presenza di estranei sul suo territorio. Dopo circa 5,20 km. arriviamo davanti al rifugio (mt. 1468). Durante il periodo estivo (orientativamente da metà giugno a metà settembre) il rifugio è gestito e c’è la possibilità di pranzare ed anche pernottare mentre durante il resto dell’anno rimane aperto solo la parte del fabbricato che è accessibile dal retro.
Quando il rifugio è aperto qui arriva anche una tappa del Cammino Celeste.
A fianco del rifugio possiamo notare i ruderi degli S.li Cecchin dove gli abitanti di Monteaperta portavano il bestiame alla montificazione.
Per ritornare a valle utilizziamo la variante del sentiero CAI 711. L’itinerario è abbastanza scosceso e si sviluppa in gran parte all’interno di una fitta faggeta dove troviamo anche pietre di grosse dimensioni che ci costringono continuamente a zigzagare fra loro.
Prima di addentrarci nella faggeta troviamo un brevissimo tratto dove la vegetazione, costituita dall’acero di monte, dal sorbo degli uccellatori e dal sorbo montano, è ancora piuttosto scarsa,
Dopo circa 1.600 mt. di discesa (km. 6,80) raggiungiamo un tratto che si sviluppa verso sinistra quasi in falsopiano per circa 600 mt. prima di raggiungere l’incrocio che avevamo attraversato durante la salita (km. 7,40). Nei tratti dove la vegetazione è meno intensa possiamo osservare alla nostra destra il M.te Zajavor, il M.te Plagne e più in basso P.sso Tanamea.
Dopo l’incrocio scendiamo a destra per percorrere gli ultimi 1.400 mt. che ci conducono al punto di partenza (km. 8,80).
EX SPEDALE MILITARE DI MONTEMAGGIORE.
Oggi ribattezzato Rifugio A.N.A. di Monteaperta, venne costruito negli anni 1910/13 da un reparto di Alpini della Btg. “Susa” assieme ad una compagnia di zappatori della divisione “Cremona”. Da qui all’alba del 24 maggio 1915 una compagnia, attraversando le cime del Montemaggiore, raggiunse Bergogna nell’attuale Slovenia.
Il Rifugio ospitò pure le truppe del tenente Picco dirette alla conquista del Monte Nero. Il fabbricato, le cui dimensioni sono di mt. 30x12, si sviluppa su due piani con una soffitta abitabile ed è diviso internamente in sei settori.
La struttura portante è in pietra ed ha uno spessore di cm. 50-60 con fugatura a rilievo verso l’esterno su due lati. Alla sua destra c’è un’enorme cisterna interrata, per la raccolta d’acqua ancora perfettamente efficiente. A sinistra troviamo invece i ruderi degli Stavoli Cecchin.
E’ stato costruito in una zona piuttosto coperta così da nascondersi quasi dalla vista di un evidente nemico. Dopo la prima guerra mondiale, venuto meno il suo utilizzo, venne depredato di tutte parti recuperabili (serramenti, pavimenti, travi, tavolati e manto di copertura) per la costruzione di malghe e casere da parte delle popolazioni vicine. Rimasto così privo di copertura ha superato egregiamente gli effetti degli agenti atmosferici e le conseguenze del sisma del 1976.
Solo l’encomiabile impegno dell’A.N.A. ed in particolare delle Sezione Alpini Monteaperta-Valcornappo permise di iniziare i primi lavori di ripristino eseguiti in buona parte dal volontariato. Grazie ai primi contributi della Comunità Montana Valli del Torre e della Fondazione C.R.U.P. nel mese di giugno del 2000 iniziarono i lavori che si protrassero fino al 28 ottobre dello stesso anno.
I lavori ripresero poi a fine giugno 2001 e venne ultimato il primo lotto l’11 agosto, giorno dell’inaugurazione. Un ulteriore lotto di lavori venne eseguito nel 2004 e nel 2005 con un contributo concesso dalla Comunità Europea così che nell’agosto del 2005 si completò tutto l’intervento. Internamente sono stati ricavati i servizi, una cucina con un bel caminetto e varie camerate regolarmente dotate di brande che possono ospitare decine e decine di persone. L’approvvigionamento idrico è garantito da capienti cisterne che raccolgono l’acqua piovana, mentre la corrente elettrica viene erogata da pannelli fotovoltaici situati all’esterno del Rifugio.